Solo Cartaceo DOSSIER JEEG - Babil Junior - Spectreman - Orange Road Se c’è una serie che contende a Goldrake il primato di notorietà robotica in Italia è quella dedicata a Jeeg Robot. So che per molti è addirittura l’anime “per eccellenza”, seduto saldamente sullo scranno sovrano del re degli anime classici. Da fan della primissima ora, essendo esponente della Goldrake Generation, Jeeg occupa un posto d’onore nella mia personale classifica anime. Un posto che è carico di ricordi. Nel 1979, quando vidi la prima puntata (sono napoletano e la ammirai su Telecapri, annunciato dalla scomparsa Teresa Iaccarino) avevo 13 anni ancora non compiuti. Jeeg veniva mandato in onda tre volte al giorno, alle 7 del mattino nel contenitore “Sveglia Ragazzi”, alle 17 nel programma per ragazzi “Cinque Punto Zero” e, pensate un po’, a mezzanotte. Qualcuno potrebbe chiedersi: ma chi vedeva un cartone animato giapponese, all’epoca considerato una cosa da ragazzini, a mezzanotte? Risposta: io, e con me credo tantissimi altri. La puntata di mezzanotte addirittura era quella inedita e veniva replicata il giorno successivo al mattino e alle 17. Non ci crederete ma il mio amore per Jeeg è condito proprio da quella che all’epoca era una vera e propria ribellione. Ovviamente, da acerbo adolescente degli anni ’70 ero ben lontano dallo stile di vita degli adolescenti attuali già smaliziati. I miei alle 22 ci mandavano categoricamente a letto perché il giorno dopo “c’era scuola”. È lì che nasce il mio atto “reazionario”; a dormire alle 22 quando a mezzanotte c’era la nuova puntata di Jeeg? Non se ne parlava proprio. Quindi, seppur accettando falsamente la regola, io e mio fratello ci chiudevamo nel buio della stanza simulando di dormire. Passavamo due ore scherzando tra noi o parlando sottovoce per non farci sentire dai genitori (in cucina con la loro TV accesa) al fine di non prendere sonno e arrivare svegli sino a mezzanotte. Al momento fatidico, alle 23:58 accendevamo un piccolissimo TV portatile da 5 pollici in bianco e nero, un Orion esattamente identico a quello in foto (e a cui sarò eternamente grato), posto accanto al letto, e trepidanti di emozione guardavamo Hiroshi trasformarsi in quel gigante invincibile in lotta contro il regno Yamatai. Riuscite a immaginare come il fascino, provato da un ragazzino già amante di quei “cartoni”, potesse ingigantirsi di fronte a una serie le cui premesse erano la magia di una regina risvegliatasi dal letargo in un regno dimenticato sottoterra tra grotte e torce accese, e un superuomo in grado di trasformarsi in un robot da combattimento contro forze vestite da antichi guerrieri giapponesi? Il tutto osservato in bianco nero con gli occhi di chi ha sempre amato il mistero (è oggi parte del mio lavoro di giornalista investigativo) all’interno di una stanza buia, col volume basso durante una disubbidienza che ci sarebbe costata la paghetta settimanale? Come posso non conservare un ricordo così forte ed emozionante nello scrigno più profondo del mio cuore? È lì che vive Jeeg per me. Ecco perché il Dossier di approfondimento di questo numero coinvolge firme serie, importanti, in grado di rendere giustizia a un personaggio così penetrante. Ed è lo stesso motivo per cui ho chiesto a Roberto Ferrari, il sensei italiano e character designer che lavora in Giappone, ex Tatsunoko, grande ammiratore del Jeeg del sensei Kazuo Nakamura, di realizzare per voi amici di Nippon Shock Magazine, un tutorial su come va disegnata la testa di Jeeg nello stile del grande character designer giapponese (grazie a TokyoTiger). Inoltre, grazie anche a Domenico Alfieri “Handesigner” che ci ha fornito alcune delle immagini che troverete nel Dossier”. Spero apprezziate il lavoro che stiamo portando avanti, vi assicuro che dietro c’è tutto l’Amore (con la A maiuscola) che abbiamo per questi personaggi perché crediamo davvero nel nostro motto: “I sogni non muoiono mai”. Ovviamente non disdegnate gli altri contributi perché oltre a gradite conferme come Massimo Nicora, Fausto Avaro, Fabio Cassella, Andrea Dentuto, Emanuele Massetti, Carlo Ojisan, TokyoTiger (Franca Zoli) e altri che avete già letto nei numeri precedenti, hanno iniziato a collaborare altre firme importanti come Andrea Destro e Alessio Gagliano. Dal prossimo numero inoltre, partirà la rubrica mensile di Marco Pellitteri, autore del saggio “Mazinga Nostalgia” (e altri) che avete già avuto modo di apprezzare nello Speciale Goldrake del n.8. Intanto godetevi questo numero e non mancate di darci le Vostre opinioni alla pagina Facebook di Nippon Shock Edizioni oppure alla email: nipponshock@gmail.com.


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